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La Meditazione

Loto Bianco

Concentrati nel cuore. Entra profondamente in esso e vai lontano, il più lontano che puoi. Raccogli tutti i fili sparsi della tua coscienza, riuniscili ed immergiti. C'è una fiamma che brucia nelle calme profondità del tuo cuore. E' il Divino in te, il tuo vero essere. Ascolta la sua voce. Ubbidisci alle sue parole.

Loto Rosso

Quello del raccoglimento mentale non è un metodo facile. E' meglio osservare i pensieri e separarsene fino a diventare consapevoli di un calmo spazio inte-riore in cui i pensieri entrano venendo dall'esterno.


Meditazione

RITIRARSI IN SE STESSI

La maggior parte degli uomini vive alla superficie dell'essere, esposta al contatto con le influenze esterne. L'uomo vive, per così dire, proiettato fuori del corpo e quando incontra un essere sgradevole, anche lui proiettato fuori, ne resta sconvolto. Tutta la difficoltà deriva dal fatto che non avete l'abitudine di ritirarvi dentro di voi. Bisogna imparare a rientrare in se stessi. Imparate a scendere profondamente dentro di voi. Rifugiatevi dentro voi stessi e sarete in salvo. Non vi abbandonate alle forze superficiali che si muovono nel mondo esterno. Anche se avete fretta di fare una cosa, ritiratevi in voi stessi per un istante e scoprirete con sorpresa che la farete molto più alla svelta e molto meglio. Se qualcuno è in collera con voi non lasciatevi prendere dalle sue vibrazioni, ma ritiratevi, semplicemente, e la sua ira, non trovando in voi nessun supporto e nessuna risposta, svanirà. Restate sempre calmi, resistete a qualunque tentazione di perdere la pace. Non decidete niente senza prima ritirarvi un po' in voi stessi, non dite mai una parola senza raccogliervi, non gettatevi mai nell'azione senza prima esservi raccolti in voi stessi.
Tutto quello che appartiene al mondo comune è passeggero, senza durata: non c'è nulla per cui valga la pena di lasciarsi sconvolgere. Quello che dura, che è eterno, immortale e infinito, quello, sì, vale la pena di cercarlo, di conquistarlo, di possederlo. È la Luce divina, l'Amore divino, la Vita divina; ed è anche la Pace suprema, la Gioia perfetta, la Padronanza totale sulla terra, coronata dalla Manifestazione integrale. Abbiate il senso della relatività delle cose; allora, qualunque cosa accada, potrete raccogliervi in voi stessi e osservare, potrete mantenere la calma e invocare la Forza divina, e attendere la sua risposta. Così, saprete esattamente che cosa bisogna fare. Ricordatevi anche che non potrete ricevere risposta alle vostre invocazioni finché non sarete perfettamente tranquilli. Mettete in pratica questa pace interiore; almeno provate, e continuate a esercitarvi finché non diventerà per voi un'abitudine.

 

La Madre - Colloqui sullo Yoga integrale

La Sadhana attraverso la Meditazione

Che cosa significa esattamente meditazione?
Ci sono due termini per esprimere il concetto indiano di dhyana: `meditazione' e `contemplazione'. Meditazione significa per l'esattezza concentrazione della mente su una singola successione di idee che sviluppano un unico tema. Contemplazione significa osservare mentalmente un singolo oggetto, una singola immagine o idea così che la conoscenza dell'oggetto, dell'immagine o dell'idea possa sorgere in modo naturale nella mente grazie alla forza della concentrazione. Entrambe sono forme di dhyana, poiché il principio di dhyana è la concentrazione mentale sia nel pensiero, sia nella visione, sia nella conoscenza.
Ci sono altre forme di dhyana. In una delle sue opere Vivekananda consiglia di tenersi indietro dai propri pensieri, lasciare che si producano nella mente come vogliono, limitandosi a osservarli e a vedere la loro natura. Questa può essere chiamata concentrazione nell'osservazione di sé.
Questa forma conduce a un'altra, che svuota la mente da ogni pensiero così da lasciarla come uno spazio vuoto, puro e vigile, sul quale la conoscenza divina può venire a imprimersi senza essere disturbata dai pensieri inferiori della mente umana ordinaria, con la chiarezza di una scritta in gesso bianco su di una lavagna. Troverete che la Gita parla di questo rigetto di ogni pensiero mentale come di uno dei metodi di yoga e persino come del metodo che essa sembra preferire. Questo può essere chiamato il dhyana della liberazione, giacché libera la mente dalla schiavitù del processo meccanico del pensiero permettendole di pensare o no, come e quando vuole, o di scegliere i propri pensieri, o anche di andare oltre il pensiero, verso la pura percezione della Verità, detta nella nostra filosofia Vijñana.
La meditazione è per la mente umana il procedimento più facile, ma il più limitato nei suoi risultati; la contemplazione è più difficile, ma più vasta; l'osservazione di sé e la liberazione dalle catene del Pensiero è la cosa più difficile di tutte, ma la più grande e la più vasta nei suoi risultati. Si può scegliere uno qualsiasi di questi metodi, secondo la propria inclinazione e capacità. Il metodo perfetto consiste nell'usarli tutti, ciascuno a proprio luogo e per il proprio fine; ma questo richiederebbe una fede stabile, una salda pazienza e una grande forza di volontà nell'applicarsi allo yoga.

Su quale oggetto o su quali idee meditare?
Su tutto ciò che è più consono alla vostra natura e alle vostre aspirazioni più alte. Ma se mi chiedete una risposta assoluta, allora devo dire che il miglior oggetto di meditazione o contemplazione è sempre il Brahman, e che l'idea su cui la mente dovrebbe fissarsi è quella di Dio in tutto, tutto in Dio e di tutto come Dio. Non è di essenziale importanza che si tratti del Dio Personale o del Dio Impersonale o, soggettivamente, dell'Unico Sé. Ma questa è l'idea che ho trovato migliore, perché è la più alta e abbraccia tutte le altre verità, siano esse verità di questo o di altri mondi, o verità al di là di ogni esistenza fenomenica - «Tutto questo è il Brahman».
Nel terzo numero dell'Arya, alla fine della seconda puntata dell'analisi dell'Isha Upanishad, troverete una descrizione di questa visione del Tutto1 che può esservi d'aiuto nel comprendere ciò che intendo dire.


Quali sono le condizioni interiori ed esteriori essenziali per la meditazione?
Non ci sono condizioni esteriori essenziali, ma la solitudine e il ritiro durante la meditazione, così come l'immobilità del corpo, possono essere d'aiuto, e a volte sono quasi indispensabili per il principiante. Ma non si dovrebbe essere legati a condizioni esteriori. Una volta presa l'abitudine alla meditazione, si dovrebbe acquisire la capacità di praticarla in ogni circostanza, stando distesi, seduti, camminando, soli, in compagnia, nel silenzio o in mezzo al rumore, ecc.
La prima condizione interiore necessaria è la concentrazione della volontà contro ciò che ostacola la meditazione: il vagabondare della mente, l'oblio, il sonno, l'impazienza e l'agitazione fisica e nervosa, ecc.
La seconda è una progressiva purezza e calma della coscienza interiore (citta) da cui provengono il pensiero e l'emozione, cioè una libertà da tutte le reazioni perturbatrici come l'ira, l'angoscia, la depressione, l'ansia per ciò che accade nel mondo, ecc. La perfezione mentale e quella morale sono sempre strettamente legate l'una all'altra.

 

Sri Aurobindo - Ed. del Centenario