Torna alla Home Page

Yoga Integrale

Loto Bianco

Per poter capire e sentire le cose in modo giusto, bisogna avere una visione universale ed essere cosciente della Presenza e della Volontà divine in ogni cosa ed in ogni circostanza. Allora sappiamo che tutto quello che ci succede è sempre per il nostro bene, se ci poniamo dal punto di vista spirituale e nello scorrere del tempo.

Loto Rosso

Divengo quello che vedo in me stesso. Ciò che il pensiero mi suggerisce posso farlo; Ciò che il pensiero mi rivela posso divenirlo. Questa dovrebbe essere l'incrollabile fede dell'uomo in sé, poiché Dio lo abita.



C'era una volta un cattivo Maharaja che non tollerava si potesse essere al di sopra di lui. Fece dunque chiamare tutti i pandit del Regno come era d'abitudine in gravi circostanze, pose loro la questione seguente: " Chi di noi due è più grande, io o il Signore? ". Saggi di professione, i pandit richiesero qualche tempo per riflettere, e d'altra parte, per una vecchia abitudine, ci tenevano al loro posto ed alla loro testa. Ma erano dei bravi pandit, che non volendo offendere Dio, rimanevano a lamentarsi senza sapere quello che dovevano fare. Ad un certo punto il più anziano li rassicurò. "Lasciate fare a me, 'disse', domani parlerò al principe". L'indomani tutta la corte era riunita in solenne "durbar", quando il vecchio arrivò, umilmente, le mani giunte, la fronte cosparsa di bianche ceneri. S'inchinò e pronunciò queste parole: "Oh Signore, nessun dubbio, tu sei il più grande". Il Principe si ritorse per tre volte i baffi che aveva ben lunghi e si pavoneggiò. "Tu sei il più grande Sire, perché è in tuo potere bandirci dal Regno, cosa che Dio non può fare: tutto è il suo Regno; in verità non esiste luogo ove andare fuori di Lui". Quest'aneddoto dell'India che abbiamo ascoltato nel Bengala, ove Sri Aurobindo nacque, non è differente dall'altro che dice: tutto è Lui, non solamente i cieli, ma gli dei, i diavoli, gli uomini, la terra, e la cui esperienza condurrebbe alla riabilitazione divina della materia.

Già da mezzo secolo la psicologia cerca di reintegrare i demoni nell'uomo e potrebbe darsi, come l'aveva pensato Malraux, che il compito del prossimo mezzo secolo sia di "reintegrarvi gli dei", o piuttosto, come voleva Sri Aurobindo, reintegrare lo Spirito nell'uomo e nella materia - e creare "la vita divina sulla terra ": I cieli al di là sono grandi e meravigliosi, ma più grandi e meravigliosi i cieli che sono in voi. È questo l'Eden che attende il divino operaio ". Ci sono molti modi di mettersi all'Opera; infatti ciascuno di noi ha la sua particolare apertura: per qualcuno sarà un'opera d'arte, un dovere compiuto; per un altro una bella idea, un sistema filosofico armonioso; per altri ancora, una bella pagina di musica, un fiume, un tramonto sul mare: e sono tutte maniere di respirare nell'Infinito. Ma sono istanti brevi e noi vorremmo la permanenza. Sono minuti soggetti a molte condizioni inafferrabili e vorremmo invece qualcosa d'inalienabile, che non dipenda dalle condizioni né dalle circostanze, una finestra aperta in noi che non si richiuda più.

E siccome queste condizioni sono ben difficili a riunirsi sulla terra, s'invoca "Dio", s'invoca Cristo, Budda, la spiritualità e tutta la schiera di coloro che hanno fondato le grandi religioni. E' una maniera per trovare la permanenza. Ma, noi non siamo né religiosi né spiritualisti, siamo uomini qualunque. Noi crediamo alla terra; diffidiamo dei paroloni, siamo stanchi di dogmi; probabilmente siamo anche stanchi di troppo ben pensare. Noi vogliamo solamente il nostro piccolo fiume che scorra nell'Infinito. C'era un gran Santo in India, che per anni e anni, prima di trovare la pace, domandava a tutti coloro che trovava: "Avete visto Dio? Avete visto Dio?" e se ne andava irritato perché gli si raccontavano solamente delle storie. Lui voleva vedere. Non aveva torto, a causa di tutte le menzogne che gli uomini hanno messo dietro a questo nome, come dietro a tanti altri. Quando avremo visto ne riparleremo, o probabilmente taceremo. Non vogliamo riempirci di parole, vogliamo partire con quello che abbiamo, dove siamo, nel fango, col nostro piccolo raggio di sole, perché questa è semplicemente la nostra fede. E vediamo anche assai bene che la terra, tale e quale è attualmente, non è certo una cosa straordinaria; noi vorremmo veramente un cambiamento, ma siamo diventati diffidenti di fronte alle panacee universali, ai movimenti, ai partiti, alle teorie. Prenderemo quindi la strada partendo dal chilometro zero, ossia da noi stessi; non che sia una gran cosa, ma è tutto quello che abbiamo ed è questa parte del mondo che vogliamo cambiare, prima di salvare l'altra. E può darsi che non siamo del tutto sciocchi, perché cambiare l'uno, non è forse il mezzo più efficace per salvare l'altro? Cosa può fare per noi Sri Aurobindo ad una quota così bassa?

Vi è lo Sri Aurobindo filosofo, lo Sri Aurobindo poeta, lo Sri Aurobindo chiaroveggente dell'evoluzione. Disgraziatamente non tutti possiamo essere filosofi, poeti e ancor meno veggenti; ma se ci fornissero il mezzo per poter credere alle nostre possibilità, umane, sovrumane e divine, e non solamente credere, ma scoprire noi stessi, allargandoci sino a divenire ampi come la terra che amiamo, come tutte le terre e tutti i mari che portiamo in noi, non ne saremmo forse contenti? Ricordiamoci che esiste uno Sri Aurobindo esploratore, che era anche yogi e che ha detto "Lo yoga è l'arte di scoprire sé stesso".

È quest'esplorazione della coscienza che vorremmo intraprendere con lui e non esiste ragione che un giorno la finestra non si apra, illuminandoci per sempre. Bisognerà procedere con calma, pazientemente, sinceramente, affrontando le difficoltà del terreno, Dio sa quanto difficile e roccioso. A dire il vero, non è una sola finestra che si aprirà, ma molte finestre si apriranno, una dietro l'altra, ogni volta su uno spazio sempre più ampio e su una nuova dimensione del nostro regno e ogni volta vi sarà un cambiamento di coscienza così radicale come può esserlo, per esempio, il passaggio dal sonno alla veglia.
Tracceremo di nuovo le principali tappe di questi mutamenti di coscienza di cui Sri Aurobindo ha fatto l'esperienza e che ha descritto ai suoi discepoli nel suo yoga integrale, seguendole sino al punto che conduce alle soglie di un'esperienza nuova, ancora sconosciuta, capace di cambiare la vita; perché Sri Aurobindo non solamente è l'esploratore, ma il costruttore d'un mondo nuovo. A che servirebbe cambiare la coscienza se il mondo attorno a noi restasse quello che è? Rischieremmo di trovarci come quel re di Andersen che girava nudo per le strade della sua capitale. Dopo aver percorso le estreme frontiere dei mondi, (non sconosciuti all'antica saggezza) Sri Aurobindo ha scoperto un mondo che non figurava su nessuna carta, un mondo che ha chiamato Supermente e che ha voluto trarre fin sulla terra. Sri Aurobindo c'invita ad agire con lui, a partecipare ad una bella avventura, se le avventure ci piacciono:  " l'avventura della coscienza e della gioia".

kumdalini

La Supermente, ci dice Sri Aurobindo, apporterà un cambiamento decisivo all'evoluzione della coscienza terrestre: sarà infatti il mutamento di coscienza che avrà il potere di trasformare il nostro mondo materiale, di trasformarlo profondamente e durevolmente così come la Mente è stata capace di fare quando apparve per la prima volta nella Materia. Lo yoga integrale quindi sboccherà nello Yoga supermentale o yoga di trasformazione terrestre, che tenteremo di sbozzare: di sbozzare solamente, giacché l'avventura è in corso, nuova e difficile e non sappiamo con precisione dove ci porterà e nemmeno se riuscirà. In fondo tutto questo dipende anche da tutti noi. È il segreto riscoperto da Sri Aurobindo, forse perché nella sua carne e nel suo sangue si trovavano riunite, in grande purezza, la tradizione occidentale e la profonda esigenza spirituale dell'Asia. "L'Oriente e l'Occidente", diceva, "vedono la vita in due differenti modi, che non sono altro che i due lati di una sola realtà. Fra la verità pragmatica, che l'Europa moderna appassionatamente afferma nel vigore della vita e nella danza divina della Natura, e la Verità eterna che il pensiero indiano ama e cerca con eguale passione, non esiste divorzio e nemmeno litigio. La verità una, immutabile, è lo Spirito. Senza lo Spirito la verità pragmatica dell'universo non avrebbe origine né fondamento, il mondo sarebbe sprovvisto di senso, vuoto d'indirizzo, senza destinazione, un fuoco d'artificio che turbina nel nulla per svanire da nessuna parte. Ma la verità pragmatica, non è un sogno del non-esistente, non è un'illusione, né una prolungata caduta in un delirio futile dell'immaginazione creatrice. Sarebbe come dite che lo Spirito eterno è un ubriaco o un sognatore o l'alienato della propria gigantesca allucinazione. Le verità dell'esistenza universale sono di due specie: le verità immutabili dello Spirito e la Coscienza che gioca con esse: dissonanze, variazioni, esplorazione dei possibili, reversioni, perversioni e conversioni ascendenti, in un motivo armonioso sempre più alto. E' Lui che opera in sé stesso, Lui il creatore e l'energia, la causa e il metodo e il risultato, il meccanico e la macchina, la musica ed il musicista, il poeta ed il poema, Lui è la supermente, la mente, la vita e la materia, Lui l'anima e Lui la natura".
Ma a Sri Aurobindo non bastava riconciliare sulla carta lo Spirito e la Materia. Che lo Spirito sia di questo mondo o non lo sia, che differenza fa se la conoscenza dello Spirito nella vita non viene accompagnata da un potere sulla vita stessa?  "La verità e la conoscenza sono un inutile raggiare, se la Conoscenza non apporta il potere di mutare il mondo". Il Segreto perduto non era una verità teorica ma un potere reale dello Spirito sulla Materia. Questo il segreto pratico che Sri Aurobindo ha ritrovato a poco a poco, sperimentalmente, avendo insieme il coraggio di saltare oltre la sua cultura occidentale e oltre la tradizione indù, dimostrando che l'essenziale emerge quando si è dimenticato tutto il resto.

Satprem - L'avventura della coscienza - Ed. Galeati