Dodici anni con Sri Aurobindo di Nirodbaran - Cap. 6 SAVITRI
Savitri è la rivelazione suprema della visione di Sri Aurobindo.
La Madre
E' mia intenzione in questo capitolo fare un resoconto del lungo processo che condusse Savitri alla sua stesura finale. Poiché il grande poema epico ha toccato tanti cuori in tutto il mondo per la sua bellezza suprema, ho pensato che tutti costoro sarebbero stati molto interessati alla storia della sua crescita e sviluppo e del suo risultato finale, la nascita del Fanciullo d'Oro. Ammetto che è un compito difficilissimo.
Benché abbia avuto la singolare fortuna di vedere Sri Aurobindo lavorare al poema epico ed alla revisione dell'intera stesura e io stesso vi abbia preso una piccola parte come scrivano, tentare di ricostruire in retrospettiva l'imponente struttura riportandomi indietro con la memoria ad una tale distanza nel tempo, è davvero arduo, poiché ci sono state tante versioni, revisioni, aggiunte, esclusioni e modifiche prima che la stesura finale fosse realizzata.
Un resoconto accurato di tutto questo processo è superiore alle mie capacità. Non sono infatti un erudito e non ho nessuna disposizione per le ricerche fra vecchi o nuovi archivi, né ho mai sognato che un giorno sarei stato chiamato a spiegare quanto il maestro aveva fatto, o tralasciato di fare, tramite questo povero mortale come suo strumento.
Se non fossi stato aiutato dal mio stimato amico dai molti interessi, Amal Kiran, ricercatore infaticabile non meno che poeta, e da un altro giovane amico come assistente, i miei lettori si sarebbero dovuti accontentare soltanto di un semplice abbozzo. Ebbene dopo le scuse, lasciatemi incominciare quest'impresa temeraria.
Savitri, secondo Dinen Roy, fu iniziato da Sri Aurobindo a Baroda [Dinendra Kumar Roy, era un letterato bengalese, che fu chiamato a Baroda per vivere con Sri Aurobindo e tenere con lui delle conversazioni in bengalese]. In tutte le versioni esistenti, ne esiste un numero considerevole, pare che originariamente lo schema del poema fosse composto di due parti: parte I, 'Terra', e parte II, 'Aldilà'. Ogni parte comprendeva quattro Libri ed un Epilogo.
In seguito le parti diventarono tre, ma senza una denominazione precisa, ed ognuna era costituita da una serie di Libri. Il primo si chiamava 'Amore', poi cambiato in 'Ricerca', mentre 'Amore' diveniva il secondo Libro. In qualcuna delle prime versioni abbiamo Canti invece di Libri, ma più tardi i Libri compresero i Canti.
Sri Aurobindo fece un buon numero di elaborazioni prima di arrivare alla forma finale. La prima stesura iniziò e si completò a Baroda, le altre vennero fatte a Pondicherry. Una delle prime ebbe come sottotitolo 'Una Storia e una Visione', più tardi cambiata in Una Leggenda e un Simbolo. Solo dopo diverse revisioni nacque l'attuale inizio:
La penultima versione ricalcava praticamente lo stesso schema del testo attuale ma i Canti erano molto più corti e tanti temi trattati poi a lungo vi avevano uno svolgimento più breve, particolarmente il Libro ora chiamato Il Viaggiatore dei Mondi fu assai ampliato.
Il Maestro incominciò ad aggiungere versi in quantità considerevole nel 1938.
Nel 1931 Sri Aurobindo scrisse ad Amal nelle Lettere su Savitri: "C'è una bozza precedente, risultato di tanti ritocchi, di cui qualcuno ti ha parlato, ma in quella forma non sarebbe stato affatto un magnum opus. Inoltre sarebbe stata una leggenda e non un simbolo, perciò ho iniziato a ricomporre l'intera opera: rimarranno soltanto i brani e i versi migliori della vecchia bozza modificati in modo da adattarsi alla nuova struttura."
Nel 1936 scriveva di nuovo: "Savitri era stato scritto all'inizio, tanti anni prima che venisse la Madre, come un poema narrativo diviso in due parti: prima parte, 'Terra', e seconda parte, 'Aldilà'.... Il primo Libro si è allungato sempre più... Per quanto riguarda la seconda parte non l'ho ancora toccata. Non c'era nessuna ascesa ai piani nella prima versione, Savitri si muoveva attraverso i Mondi della Notte, del Crepuscolo e del Giorno, tutto naturalmente in senso spirituale, e finiva col far scendere il potere dei Mondi Più Alti di Saccidananda. A quel tempo non avevo nessuna idea di come potesse essere il Mondo Supermentale, perciò non poteva figurare nello schema."
E in un'altra lettera dello stesso anno: "Il poema era stato scritto originariamente da un livello inferiore, una mescolanza forse di mente interiore, psichico, intelligenza poetica e vitale sublimato, e più tardi con l'avvento della Mente Superiore, spesso illuminata e assistita dall'Intuizione. La maggior parte del materiale del primo Libro è nuova, oppure quello vecchio è talmente cambiato da non essere più ciò che era e la parte migliore del vecchio è stata qualche volta tenuta quasi intatta perché possedeva già l'ispirazione superiore. Inoltre sono state fatte diverse revisioni successive cercando di elevare ogni volta il livello generale sempre più in alto, verso una possibile poesia Sovramentale."
"Allo stato attuale c'è un generale influsso Sovramentale,credo, che talvolta viene fuori in pieno, talora colora solo la poesia degli altri piani superiori fusi insieme, talvolta invece innalza uno qualunque di questi piani superiori al suo più alto livello o eleva verso di essi lo psichico, l'intelligenza poetica o il vitale."
Il Punto raggiunto nel 1946 si può capire da una lettera scritta in quell'anno. Sri Aurobindo dice: Vedrai che, quando riceverai l'intero dattiloscritto (dei primi tre Libri), Savitri sarà cresciuto ad una lunghezza enorme e non è proprio più la stessa cosa del poema che vedesti allora. Nella prima parte ora ci sono tre Libri; il primo, Il Libro delle Origini, comprende cinque Canti che riguardano gli stessi argomenti dello scritto che hai copiato a macchina, ma contiene anche molte parti nuove. Il corto passaggio di Aswapathy e gli altri mondi è stato sostituito con un nuovo Libro, Il Libro del Viaggiatore dei Mondi, in quattordici Canti con migliaia di righe e c'è anche un terzo Libro abbastanza lungo, Il Libro della Madre Divina.
Nel nuovo schema del poema una seconda parte che comprende cinque libri: due di questi, Il Libro della Nascita e della Ricerca e Il Libro dell'Amore sono stati completati ed un altro, Il Libro del Fato, è quasi completo; gli altri due, Il Libro dello Yoga e Il Libro della Morte, sono ancora da scrivere, anche se una parte ha bisogno soltanto di una revisione completa. Infine c'è la terza parte che comprende quattro Libri: Il Libro della Notte Eterna, Il Libro del Doppio Crepuscolo, Il Libro del Giorno Eterno e Il Ritorno alla Terra che dev'essere in gran parte riscritto. Perciò ci vorrà tanto tempo prima che Savitri sia completo..."
Di nuovo, il 20 luglio 1948, scrive ad Amal: "Temo di essere molto preoccupato per scontri continui con il mondo e il diavolo... anche Savitri ha rallentato moltissimo e sto facendo soltanto le ultime revisioni della prima parte già completata; le altre due parti sono per ora in serbo al fresco."
C'è già quindi una breve valutazione del lavoro compiuto e di quello che doveva essere ancora fatto. Durante gli ultimi quattro anni, dal 1946 al 1950, lavorò costantemente sulle parti non terminate dando loro una versione quasi nuova, ad eccezione di Il Libro della Morte e l'Epilogo, che per qualche ragione imperscrutabile lasciò praticamente senza revisione.(...)
(...) Questa è la storia di Savitri al punto in cui si trovava nel novembre 1938, quando Sri Aurobindo ebbe l'incidente. Il lavoro sul poema dovette perciò arrestarsi come risultato di questo evento sfortunato e non poté essere ripreso prima della metà del 1940; infatti benché egli fosse guarito dall'incidente abbastanza da svolgere il suo lavoro intellettuale, si dedicò anzitutto a La Vita Divina e dopo la sua pubblicazione nel 1940 riprese il lavoro su Savitri.
Ormai Sri Aurobindo aveva ripreso ad accomodarsi su una sedia durante le ore del mattino mentre nel pomeriggio continuò per qualche tempo a lavorare seduto a letto. Fino a quell'anno, non avevo avuto alcun accesso all'opera né ad alcun altro dei suoi scritti, ma benché tutto il lavoro fosse sparso sul tavolo o nei cassetti dovetti frenare il mio forte impulso a dare un'occhiata alla leggenda di Savitri; eravamo infatti lì per un altro scopo e sarebbe stato un abuso di fiducia da parte nostra metter mano nella sua sacra proprietà privata.
L'opportunità venne nel 1940, dapprima solo per porgergli i manoscritti che chiedeva e poi iniziando a lavorare come suo scrivano. Ricordo ancora chiaramente il giorno in cui, seduto a letto, con il tavolo davanti, mi disse: "Troverai nei cassetti dei lunghi quaderni con le copertine colorate, portameli." Credo che al primo tentativo sbagliai ma al secondo ottenni la sua sorridente approvazione.
Che cosa facesse in realtà con essi non so dirlo poiché vi lavorava da solo mentre noi stavamo seduti alle sue spalle, immagino si stesse dedicando ad una prima lettura di tutte le versioni, dato che erano tante. Infatti ci aveva già scritto, prima dell'incidente, di aver ricomposto il primo Libro circa dieci volte; forse le stava riguardando e stava facendo una selezione dei versi e dei passaggi per la versione finale. In seguito, alcuni mesi dopo - in quel periodo si metteva alla mattina su una sedia - mi disse che aveva bisogno di qualche quaderno. Senza informare la Madre corsi subito al mercato e comprai due o tre quaderni da Manikacetty; li accettò con un sorriso e fui felice di vedere che li usava per copiare Savitri.
Alla fine di uno di questi quaderni scrisse: "Ultima stesura del primo Libro di Savitri, 6 settembre 1942." In un altro quaderno che conteneva materiale fino alla fine de Il Libro della Madre Divina è scritta la data 24 aprile 1944, solo alla fine del Canto V del Libro I. (Questa, a proposito, era la mattina del giorno di Darshan.) Da queste due date possiamo supporre che dal 1940, anno in cui presumiamo si sia impegnato nel lavoro su Savitri, al 1944, continuò a dedicarsi ai primi tre Libri; dunque, quanto nuovo materiale vi aggiunse? Sappiamo ad ogni modo, da una sua lettera ad Amal, che il Libro II, Il Libro del Viaggiatore dei Mondi, era costituito solo da un passaggio in quindici Canti. Anche il terzo Libro, Il Libro della Madre Divina, fu redatto probabilmente per la prima volta, poiché scrive ad Amal nel 1946: "...c'è inoltre un terzo Libro abbastanza lungo, Il Libro della Madre Divina."
Il passo successivo nello sviluppo del poema fu l'intera trascrizione dei tre Libri, fatta da Sri Aurobindo stesso, su grandi fogli di carta bianca, in due colonne, con una fine calligrafia. Una data alla fine de Il Libro della Madre Divina, il 7 maggio 1944, suggerisce che la trascrizione dei tre Libri aveva preso circa un anno. Quando essa fu completata io venni chiamato in causa e mi venne chiesto di leggergli questa copia finale, forse perché la sua vista si stava indebolendo.
Da questo momento iniziarono correzioni e aggiunte di mia mano sul manoscritto stesso. Mi spiace dire che sfigurarono la bellezza pulita dell'originale e comprendo ora che fu un atto brutale di sacrilegio da parte mia, eguale alla profanazione di figure scolpite sulla parete di un tempio, ma non posso immaginare come avrei potuto inserire altrimenti tante correzioni ed aggiunte: un verso o una parola qui e là, e molte di più altrove, così per tutta la lunghezza del testo.
Sappiamo quanto prodigiose furono le correzioni e revisioni di Savitri. Si rimane semplicemente stupefatti di fronte alle enormi cure del Maestro per levare Savitri al suo ideale di perfezione e mi domando se a questo riguardo qualsiasi altro poeta possa essere paragonato a lui. Mi portò quale esempio Virgilio che pare scrivesse sei versi alla mattina e continuasse poi a correggerli durante il resto della giornata, ma anche così l'Eneide è lunga nemmeno la metà dei primi tre Libri di Savitri. A tutte queste revisioni Sri Aurobindo aggiunse, su piccoli fogli di carta separati, lunghi passaggi scritti di sua mano, fino al Canto: Il Regno della Mente Superiore, Libro II; tutto questo lavoro fu completato, credo, alla fine del 1944.
Ora si doveva fare una bella copia di quanto era stato corretto. Non so perché il manoscritto non venne subito consegnato per essere copiato a macchina. Ci fu un colloquio fra la Madre e Sri Aurobindo in proposito: Sri Aurobindo disse probabilmente che a causa delle numerose aggiunte non sarebbe stato possibile farlo copiare da un'altra persona e lui stesso non era in grado. La Madre suggerì il mio nome e portò uno spesso libro blu, simile ad un libro mastro. Ebbi bisogno di due o tre solleciti da parte sua prima che mi impegnassi sul serio. Ogni mattina sedevo a terra dietro la testata del letto e appoggiandomi contro la parete incominciavo a copiare come uno studente del nostro vecchio tols Sanscrito [Scuola elementare di villaggio], con lo sgabello di Sri Aurobindo che mi serviva da tavolo; la Madre non mancava di controllare la mia buona applicazione.
Benché gran parte del valore poetico passasse sopra la mia testa, abbastanza spesso il mio vitale fremeva per la pura bellezza delle immagini e delle espressioni, e fu proprio il primo verso che mi lasciò stupefatto. Non mi ricordo se la trascrizione e la revisione con Sri Aurobindo procedettero simultaneamente, o se la revisione seguì l'intera trascrizione. La Madre di tanto in tanto chiedeva informazioni e penso lo facesse per sollecitarmi e perché la Tipografia, istituita di recente, strepitava per avere qualcosa di Sri Aurobindo da pubblicare; specialmente ora che la gente era venuta a sapere che dopo La Vita Divina Sri Aurobindo si era dedicato a Savitri, tutti l'attendevano ardentemente.
Dovettero però attendere abbastanza a lungo poiché dopo la revisione, quando l'intero libro fu consegnato alla Madre, lei lo passò a Nolini per essere dattiloscritto, e ci fu un'altra revisione del testo prima che fosse pronto per la stampa! Anche qui non posso giurare se la battitura fosse stata completata prima della revisione o se tutte e due procedettero contemporaneamente. Ad ogni modo l'intero lavoro progredì molto lentamente poiché Sri Aurobindo non si accontentava di un Savitri meno che perfetto. Anche noi non potevamo dedicargli molto tempo, non più, penso, di un'ora al giorno e qualche volta anche meno. La tipografia incominciò a pubblicarlo in brevi fascicoli di Canti dal 1946 e, in tutte le fasi della revisione, anche sulle bozze di stampa, le modifiche e le aggiunte non finirono mai. Si può ricordare che la primissima comparsa in pubblico di qualche parte di Savitri fu in forma di passaggi, come vengono citati nel saggio: Sri Aurobindo - Una Nuova Era della Poesia Mistica, di Amal Kiran, pubblicato nel Bombay Circle e più tardi incluso come parte III nel libro di Amal, Il Genio Poetico di Sri Aurobindo.
Fin qui il resoconto del procedimento seguito nel lavoro sui tre Libri mi sembra abbastanza corretto, siamo stati aiutati in modo considerevole da alcune date menzionate in precedenza, ma dalla descrizione che seguirà circa il resto del poema temo non si potrà pretendere tanta esattezza a causa della mia mancanza di memoria in materia. Posso rifarmi comunque alla lettera scritta da Sri Aurobindo ad Amal nel 1946 e dopo aver esaminato tutti i documenti disponibili siamo venuti alle seguenti conclusioni circa il resto dei Libri.
Il Libro IV, Il Libro della Ricerca, è stato abbastanza rivisto da Sri Aurobindo. Il lavoro si basa su diverse versioni antecedenti la fine del 1938, che erano a loro volta sviluppi di altre molto più vecchie, una delle quali risale probabilmente al periodo di Baroda; la versione riveduta fu più tardi corretta ed ampliata con il mio aiuto di scrivano ed è stata divisa in quattro Canti.
Nel rifare il Libro V, Il Libro dell'Amore, Sri Aurobindo ricorse ad un certo punto a una delle versioni precedenti al 1936. Ce ne sono infatti varie versioni, con titoli differenti, e anche qui in origine non c'erano Canti diversi.
Esistono tre vecchie versioni del Il Libro del Fato, uguali in lunghezza, che erano state chiamate Canto II ed erano abbastanza brevi. Una di esse, ampliata sino a raggiungere una lunghezza enorme, fu sviluppata in due Canti, e gli ultimissimi ritocchi furono dati durante l'ultimo mese di vita di Sri Aurobindo. Un esempio dell'ampliamento è il brano: O cantore dell'estasi ultima... la volontà è Fato.
Non c'era nessun Libro dello Yoga nello schema originale del poema. Una vecchia versione, denominata Libro III, 'Morte', è stata cambiata in Il Libro dello Yoga, enormemente ampliata e denominata Canto I. Tutti gli altri sei canti erano totalmente nuovi dettati ed inizialmente divisi in Canti con titoli diversi. Sembra che tutti questi Canti, eccetto il primo, siano completamente nuovi, non ho trovato infatti alcuna traccia di qualche vecchia versione della quale potessero essere stati sviluppati. Mi stupisco solo adesso nel constatare come potessero essere dettate tante righe giorno dopo girono, come ne Il Libro del Giorno Eterno.
Il Libro della Morte comprende tre vecchie versioni tutte chiamate Canto III e la stesura finale è elaborata da una di queste; da un'altra versione è stato invece preso qualche verso da inserire ne Il Libro della Notte Eterna. La vecchia stesura, chiamata Canto IV 'Notte', servì come base per Il Libro della Notte Eterna. Fu rivisto, furono aggiunti versi e venne diviso in due Canti; poi sul dattiloscritto si fecero altre correzioni: Il Canto I, prima intitolato 'Il Passaggio nel Vuoto della Notte' divenne Verso il Vuoto Nero.
Il Libro X, Il Libro del Doppio Crepuscolo, era denominato solo 'Crepuscolo', ed era il Canto V nelle stesure più vecchie, di cui esistevano quattro o cinque versioni, e non aveva nessuna divisione in Canti. Da quelle fu presa una gran quantità di versi che vennero intrecciati in una elaborazione più vasta in cui le versioni precedenti non hanno mantenuto sempre la loro forma originale.
Il Libro XI aveva tre vecchie stesure. Una di queste, più lunga delle altre, è stata usata per la versione finale e venne enormemente ampliata con l'aggiunta di interi lunghi passaggi di centinaia di versi, come ho detto prima. Quanto all'Epilogo, tranne poche aggiunte, si tratta praticamente dell'unica versione iniziale.
Ora possiamo entrare nei dettagli della stesura di tutti questi Libri più recenti.
Dovetti assumere una parte sempre più importante come scrivano poiché dopo il completamento del Libro IV, Il Libro della Ricerca, dal 1944 circa, la vista di Sri Aurobindo incominciò a diminuire ed egli non volle affaticare ulteriormente gli occhi ripassando tutti i vecchi manoscritti redatti con quella fine e minuscola calligrafia. Mi fu chiesto quindi di prendere queste vecchie versioni dal cassetto e così ebbi accesso a tutti i manoscritti. Per la maggior parte erano fogli sciolti della misura di un quaderno, scritti da una sola parte, ma sfortunatamente nessuna data indicava quando erano stati scritti. Dovevo leggere a voce alta davanti a lui Libro dopo Libro, ma non ricordo con quale metodo procedemmo. Demmo una scorsa generale a tutti i Libri prima di cominciare con ognuno individualmente il vero lavoro? Oppure finimmo sistematicamente un Libro dopo l'altro? Forse fu così.
Stabilito che questa fosse stata la probabile procedura, quando c'era più di una versione di uno stesso Libro, mi si chiedeva di leggerle, qualche volta tutte, talvolta una o due, e scegliendone la migliore egli indicava altre righe da segnare a margine per essere incluse e talvolta righe e sequenze venivano prese anche da altre versioni. Come ho mostrato e come alcune lettere dettate da Sri Aurobindo hanno già evidenziato, tutti questi Libri furono o completamente rivisti o quasi totalmente riscritti.
Da quel che mi ricordo, ci dedicavamo a questa attività di sera, per circa un'ora, dopo che avevamo finito con la corrispondenza. Il Maestro sedeva in una piccola poltrona con lo schienale diritto, dove ora è collocata l'attuale poltrona grande, e ascoltava la mia lettura. All'inizio e per lungo tempo, il lavoro procedette molto lentamente, o perché non sembrava di aver fretta, o perché non avevamo molto tempo a disposizione per la numerosa e diversa corrispondenza da sbrigare. Più tardi l'ora fu spostata al mattino.(...)
(...)Quando un Libro era finalmente completato e ricopiato veniva inviato a Nolini per essere copiato a macchina e al dattiloscritto venivano poi aggiunti ancora nuovi versi oppure l'ordine cambiava. A questo riguardo Il Libro del Fato ci procurò un po' di problemi. Benché Sri Aurobindo affermasse nella sua lettera ad Amal nel 1946 che il Libro era quasi finito, lo rivedemmo di nuovo alla fine e vi furono introdotti molti cambiamenti contenenti accenni profetici al fatto che Sri Aurobindo avrebbe lasciato il corpo, molto probabilmente perché aveva già preso la decisione di farlo. (...)
(...)Le nostre abitudini cambiarono dopo che la Madre prese ad uscire di pomeriggio. Benché l'ora di lavoro fissata per Savitri e la corrispondenza fossero state spostate alla mattina, avevamo poco tempo per Savitri perché ci intralciavano tante interruzioni; il lavoro preliminare di leggere le vecchie versioni e operare le selezioni, eccetera, prendeva tanto tempo prima che potessimo effettivamente incominciare a scrivere. Troviamo infatti nelle lettere ad Amal che anche alla fine del 1946 la seconda parte dell'opera non era ancora iniziata. Anche in seguito si proseguì lentamente finché un giorno, nel 1950, il Maestro esclamò: "Il mio lavoro principale è in ritardo."
Da circa la metà di quell'anno fissò quindi l'orario dalle undici di mattina all'una e mezzo senza alcuna sosta o interruzione ad eccezione di un breve istante, quando chiedeva una pasticca di menta, con Champaklal che era sempre a portata di mano per servirlo. Appena l'orologio suonava le undici io ero pronto con il solito piccolo mucchio di manoscritti e quaderni; mi sedevo a terra alla sua sinistra; il Maestro seduto sul letto in un atteggiamento di attesa, mi lanciava uno sguardo di benvenuto e si riprendeva dal punto in cui ci eravamo fermati. Qualche volta seduto diritto o a volte appoggiato sul cuscino dalla parte sinistra, con lo sguardo in avanti, egli dettava a bassa voce e in tono quieto, lentamente e distintamente, con un accento inglese. Non c'era nessuna enfasi o flessione o qualunque altra nota nella sua intonazione, era come una semplice dettatura di prosa, con le pause per la punteggiatura naturalmente.(...)
(...) Successivamente il lavoro assunse un ritmo accelerato e procedette fluidamente senza interruzioni fino a che fu posto il sigillo di 'stesura incompleta' circa due settimane prima del Darshan del Novembre 1950. Molto probabilmente aveva preso la decisione di ritirarsi da questo mondo di triste musica umana e lasciare in compenso quella divina Savitri.(...)
(...)Durante quest'ultimo anno Amal, dopo la lettura di alcuni testi che gli erano stati inviati dietro richiesta, cominciò a mandare da Bombay valutazioni e obiezioni su certe righe o parole di Savitri dando anche un lungo resoconto di uno scambio di opinioni su Savitri intercorso tra Amal e un suo amico, affinché esprimesse il suo parere. Le sue lunghe risposte e l'illuminante commento alla propria poesia dettati in questo periodo presero tanto del nostro tempo, ma potemmo osservare dalle risposte come Sri Aurobindo gradisse tali osservazioni di Amal che lui stesso aveva istruito nell'arte della poesia. Nessuno eccetto Amal, o forse Arjava se fosse vissuto, avrebbe potuto parlare di poesia inglese con Sri Aurobindo quasi da pari a pari e approfondire così tanti particolari intricati sul ritmo, la poesia Sovramentale, eccetera, che costituiscono ora un tesoro permanente della letteratura in lingua inglese.(...)
(...)Questa è più o meno la storia del grande poema epico Savitri, ricostruita dalla sua primissima concezione fino al compimento finale. Senza dubbio i primi tre Libri erano ad un livello d'ispirazione molto più alto e più vicini alla perfezione degli altri poiché [Sri Aurobindo] lavorando da solo e con molta tranquillità aveva potuto dedicarvi loro più tempo e cura, cosa che, sfortunatamente, non si può dire per il resto dei Libri.
A parte le differenti versioni citate, c'è poi una massa enorme di manoscritti che non abbiamo ancora classificato poiché frammentari; tutto questo testimonia l'immenso lavoro di un dio che ha realizzato il magnifico poema epico.(...) Fui scelto come scrivano probabilmente perché non avevo tutti questi doni, cosicché potei annotare fedelmente come uno strumento passivo qualunque cosa mi veniva dettata, mentre Amal avrebbe sollevato dubbi e discusso con lui, o si sarebbe perso in pura ammirazione per la bellezza e la magnificenza della poesia!(...)Non porto nessuna scusa né mi sento colpevole per le mie mancanze, poiché egli conosceva il valore del suo strumento; sono solo grato al Maestro per avermi dato la possibilità di servirlo con la stessa facoltà che aveva evocato e sviluppato in me.
Possiamo finalmente vedere come da semi dispersi sia cresciuto e si sia allargato nell'infinito trascendente e cosmico un unico enorme albero di Banyan suscitando la nostra meraviglia perpetua. Vorrei poter fornire un'immagine più fedele e vivida della sua crescita giornaliera, un ramo qua, un germoglio là, il taglio di vecchi ramoscelli, la cura di quelli morenti o l'eliminazione dei rami esauriti o fitti, fino ad innalzare al cielo una visione maestosa alla cui ombra perenne il mondo può riposare per un po' nel suo viaggio verso l'Eterno.(...)
(...)Così com'è, suppongo che Savitri costituisca l'esempio par excellence della Poesia Futura. Fondatore della Nuova Era e pioniere della poesia, come in tanti altri campi, egli ci ha lasciato un'eredità inesauribile di parole, immagini, idee, suggerimenti e accenni dei quali possiamo solo dire: qui c'è l'abbondanza di Dio.(...)
(...)La Madre ebbe a pronunciare l'ultima parola su Savitri. Cito qualche brano di un suo lungo discorso ad un giovane aspirante.
"Prima di scrivere Savitri, Sri Aurobindo mi disse: 'Sono spinto a lanciarmi in una nuova avventura. All'inizio ero esitante, ma ora sono deciso. Tuttavia non so fin dove riuscirò.' Ed il giorno che effettivamente incominciò mi disse: 'Mi sono lanciato su una barca senza timone nella vastità dell'Infinito.' Egli ha messo l'intero universo in un unico libro. E' un lavoro meraviglioso, magnifico, di una perfezione incomparabile... E' rivelazione, meditazione, ricerca dell'Infinito e dell'Eterno. Ogni verso di Savitri è come un mantra che supera l'intera conoscenza dell'uomo e le parole vengono usate e disposte in un tale modo che il suono del ritmo stesso ti porta al suono originale dell'OM. In Savitri c'è tutto: misticismo, occultismo, filosofia, storia dell'evoluzione, la storia dell'uomo, degli dèi, della creazione e della Natura.... Savitri è il cammino spirituale, la Tapasya e la Sadhana, tutto è nel suo unico corpo. Ha un potere straordinario, è la Verità in tutta la sua pienezza che lui ha portato giù sulla terra. Sono le sue stesse esperienze, le realtà e le verità supracosmiche. Ha avuto esperienza di esse come accade fisicamente con la gioia e il dolore. E' avanzato nell'oscurità dell'Incoscienza, è passato anche vicino alla Morte, ha sopportato le sofferenze dell'Inferno ed è uscito dal fango e dalla miseria terrestre per respirare la Pienezza sovrana ed entrare nell'Ananda supremo. Ha attraversato tutti questi regni, accettato tutte le conseguenze, sofferto e sopportato fisicamente ciò che nessuno può immaginare. Nessuno fino ad ora ha sofferto come lui. Ha accettato la sofferenza per trasformarla nella gioia dell'unione con il supremo."
Il libro "Dodici anni con Sri Aurobindo" di Nirodbaran è disponibile tradotto integralmente in lingua italiana presso lo Sri Aurobindo Ashram Pondicherry India. Più specificatamente potrà essere ordinato presso la libreria ufficale dell'Asharam Sabda di cui riportiamo il link sabda.sriaurobindoashram.org/